La tosse e la dispnea rappresentano, nel cane, un frequente motivo di visita
veterinaria. Questi sintomi si osservano più spesso in soggetti di età media-avanzata e di taglia medio-piccola e sono accompagnati da un altro rilievo clinico molto comune: il soffio cardiaco rilevato alla visita clinica.
La tosse può essere associata ad una malattia cardiaca da indagare ma può essere anche la conseguenza di diverse patologie a carico dell’apparato respiratorio concomitanti alla cardiaca e per le quali esiste una comune predisposizione nei cani delle tipologie sopracitate (ad es. broncopatie croniche, collasso delle vie aeree inferiori, fino a broncomalacia).
Nonostante siano note da tempo le difficoltà inerenti la corretta identificazione dell’origine cardiogena o meno della tosse in cani affetti da cardiopatia, questa distinzione resta essenziale per adottare il trattamento
più idoneo e per evitare terapie inutili e costose.
La malattia degenerativa mixomatosa mitralica (MMVD) e la cardiomiopatia dilatativa (CMD) sono le più comuni patologie cardiache acquisite dei cani. La
MMVD interessa di solito cani appartenenti a razze di piccola taglia e ha un lungo periodo preclinico, anche diversi anni. La CMD colpisce prevalentemente cani di taglie grandi e giganti.
Lo stadio preclinico può durare 2-4 anni se la malattia viene rilevata precocemente. Il progresso della malattia dipende dalla razza e presenta un elevato rischio di morte cardiaca improvvisa. In ogni caso i pazienti cardiopatici devono essere classificati in base al loro stato patologico.
Le prime informazioni derivano dall’anamnesi e dalla visita clinica ma è fondamentale raccogliere anche
dati derivati da esami elettrocardiografici, radiografici ed ecocardiografici.
In particolare, i cani con MMVD vengono suddivisi in 4 classi, i cani con CMD in 2 classi; su questo si basano le diverse raccomandazioni terapeutiche. Ci sono anche animali con semplice predisposizione per malattie cardiache e in questi casi è raccomandato lo screening annuale per una diagnosi precoce.
L’esame ecocardiografico è la metodica più utile per la diagnosi, la valutazione della disfunzione cardiaca e la stadiazione della gravità della malattia valvolare. L’esame radiografico permette una valutazione combinata della funzione cardio-respiratoria (dimensioni e forma dell’ombra cardiaca, dimensioni e andamento dei vasi polmonari, di
trachea e bronchi, aspetto del parenchima polmonare).
L’esame endoscopico, associato alla valutazione del liquido di lavaggio bronco- alveolare, può fornire informazioni diagnostiche su pazienti con patologie respiratorie primarie.
In condizioni di emergenza, come spesso accade, la differenziazione dell’origine di tosse e dispnea, nonché l’identificazione e la stadiazione di una cardiopatia diventano una sfida diagnostica perché lo stato clinico del paziente non permette accurati esami collaterali.
Il gatto, infine, non deve essere considerato come un “piccolo cane” ma come un paziente con codici comportamentali particolari che si devono riconoscere e ai quali è necessario adattarsi. Il gatto è molto sensibile allo stress e questo può alterare significativamente vari parametri vitali. Per esaminare un gatto e sottoporlo ad indagini diagnostiche cardiologiche, quali ECG, ecocardiografia e misurazione della pressione, occorre evitargli ogni inutile stress se si vogliono ottenere risultati utili e attendibili. Il tempo che occorre al gatto per adattarsi alla sala visita e al veterinario può essere sfruttato per eseguire l’indagine anamnestica e osservare il paziente.
Infine, oggi sono disponibili anche comode applicazioni per smartphone che aiutano i proprietari nel monitoraggio del loro animale a casa.